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E’ appesa ad un filo, la vita. A tratti una notizia inaspettata. Qualcuno stava bene. Poi, improvvisamente non c’è più. È un attimo. Può spezzarsi in un attimo, quel filo. Spezzare affetti, emozioni, progetti. Tac. Un interruttore spegne la luce.

Lo chiamerò Roberto, cinquantenne, in carriera, dirigente, con alte responsabilità aziendali. La sua è una vita frenetica, fatta di incontri, continui spostamenti, relazioni, riunioni. Si trova nel suo ufficio, ma sta per recarsi in aeroporto per un viaggio di lavoro, un altro.

Sono le due del pomeriggio quando uno strano dolore al petto, mai sentito prima, gli suggerisce di non partire e di farsi accompagnare in una Clinica. Qui ci incontreremo.

La diagnosi è infarto miocardico acuto. Alle tre del pomeriggio i colleghi cardiologi sono già intervenuti con una dilatazione dell’arteria coronaria destra, un’angioplastica per usare un termine che mi è più congeniale. La situazione è però complicata, il cuore è lento. Richiede l’introduzione di fili per elettrostimolazione temporanea con Pacemaker.

I controlli dicono che la procedura è stata bene eseguita e Roberto viene trasferito nel reparto di terapia intensiva coronarica.

Dopo appena mezz’ora sta male, i suoi parametri vitali si deteriorano. Viene sopposto ad ecocardiografia che evidenzia la presenza di un cospicuo versamento pericardico che suggerisce fondatamente la diagnosi di perforazione del cuore.

Viene riportato in sala di Emodinamica dove i cardiologi gli praticano un drenaggio percutaneo per permettere la fuoriuscita del versamento. Avvisano il cardiochirurgo di turno pomeridiano. Sono io. La sala operatoria è già organizzata per l’emergenza.

Il drenaggio ha dato esito postivo, tutto il sangue presente nella cavità pericardica viene drenato. Roberto viene monitorato con esami ecocardiografici seriati, i suoi parametri vitali, sotto controllo costante, sono stazionari. Di solito la perforazione, se piccola e se coinvolge il ventricolo destro, si richiude da sola. Così si decide di rimuovere i fili della stimolazione temporanea che potrebbero aver causato la breccia nel cuore.

Alle cinque del pomeriggio Roberto viene trasferito in Terapia Intensiva. Ma ci resta pochi minuti, si aggrava improvvisamente. Gli si ferma il cuore. Con un massaggio cardiaco gli si ripristina quella attività minima sufficiente a portarlo in emergenza in sala operatoria.

In pochi istanti apriamo il suo torace.

All’apertura del pericardio viene fuori, a forte pressione, il sangue, che facendosi strada attraverso la breccia del ventricolo destro, comprime il cuore stesso fino a farlo fermare per tamponamento. La breccia è grande quanto una nocciola, probabilmente causata dall’infarto e favorita dall’introduzione dei fili di elettrostimolazione, necessari in quel momento.

L’apertura del pericardio chiude quel circolo vizioso che in casi come questo porta a morte il paziente se non si ha la possibilità d’intervenire chirurgicamente. Individuata la breccia, tutto diventa più semplice. Basta un punto.

E’ un dovere tenere sotto controllo i fattori di rischio per il nostro cuore. Il fumo, il diabete, la pressione alta, l’eccesso di colesterolo, lo stress, sono i principali nemici. Per combatterli occorrono controlli seri e cure giuste.

La storia di Roberto si ripete spesso, purtroppo. Una persona giovane, in piena attività lavorativa, che gode di buona salute, si ritrova in poche ore, improvvisamente, a lottare tra la vita e la morte. Indagando nella sua anamnesi, ritroviamo due dei cinque fattori di rischio. Non è una casualità.

L’infarto cardiaco è la principale causa di morte nei paesi industrializzati.

Il 20-30% dei pazienti colpiti da infarto miocardico muore a breve distanza dall’esordio dei sintomi, prima ancora di essere visti da un medico (mortalità pre-ospedaliera). La mortalità dei pazienti con infarto che arrivano in reparto di unità coronarica è del 5-8%. Se consideriamo la mortalità globale per infarto, tra le cause, il 20% dei morti per infarto hanno subito una rottura della parete ventricolare.

Roberto adesso è a casa, conduce una vita regolare e ha promesso di tenere sotto stretta sorveglianza, i fattori di rischio.

Non lasciamo che ‘un punto’ sia l’arbitro della nostra vita.

Un punto che possa decidere tra la vita e la morte di una persona.

Una telefonata … allunga la vita, citava un noto spot televisivo.

Con un sorriso, aggiungerei che, a volte, anche un punto … allunga la vita!